Quanto dura la terapia con tamoxifene?

Quanto dura la terapia con tamoxifene?

Nel trattamento a lungo termine, gli effetti indesiderati segnalati sono meno frequenti o meno gravi rispetto a quelli osservati con androgeni ed estrogeni impiegati per il trattamento della stessa patologia. Le pazienti in pre-menopausa, prima di iniziare il trattamento, devono essere sottoposte ad attenti controlli per escludere la possibilità di una gravidanza in atto. Se compaiono dolore, sensazione di calore, gonfiore o sensibilità localizzati a un arto, oppure dolore toracico, informate immediatamente l’oncologo che vi ha in cura perché potrebbero essere i segni di una trombosi. A volte, durante il trattamento, l’oncologo può prescrivere basse dosi di aspirina per prevenire questi disturbi.

Farmacodinamica

Tuttavia, in studi clinici è stato evidenziato un certo beneficio nei tumori con recettori per gli estrogeni negativi, il che può indicare altri meccanismi di azione. Il farmaco agisce legandosi ai recettori degli estrogeni presenti nelle cellule tumorali, impedendo così l’azione degli estrogeni, ormoni che possono favorire la crescita del tumore. In questo modo, il tamoxifene rallenta o interrompe la crescita delle cellule tumorali che dipendono dagli estrogeni.

  • Se diagnosticato in stadio iniziale, il carcinoma dell’endometrio può essere curato con successo.
  • La comparsa di effetti collaterali a carico dell’apparato visivo, annebbiamenti ed opacizzazione, potrebbe render pericolosa la guida di autoveicoli o l’utilizzo di macchinari.
  • Gli effetti collaterali del tamoxifene possono variare da persona a persona e possono essere lievi o gravi.

Conclusioni: Bilancio rischi-benefici del Tamoxifene

Se le vampate sono molto fastidiose, non esitate a informare l’oncologo che vi segue. In alcuni casi le terapie complementari hanno dato risultati positivi, e il vostro medico di base potrebbe consigliarvi su come accedere a questi trattamenti. A volte le vampate di calore continuano a presentarsi per molto tempo dopo aver sospeso l’assunzione del tamoxifene. Tra le pazienti che avevano segnalato sanguinamento vaginale nel periodo antecedente lo studio, il 62% (13 pazienti su 21) non ha riscontrato sanguinamento vaginale per un periodo di 6 mesi e il 33% (7 su 21) per tutta la durata dello studio. Il volume medio dell’utero è risultato aumentato dopo 6 mesi di trattamento e raddoppiato al termine dello studio durato un anno.

Durata media del trattamento con tamoxifene

Il Tamoxifene viene metabolizzato prevalentemente tramite il CYP3A4 in N-desmetil-tamoxifene, che viene ulteriormente metabolizzato dal CYP2D6 dando origine ad un altro metabolita attivo, l’endoxifene. Nelle pazienti con carenza dell’enzima CYP2D6 le concentrazioni di endoxifene sono all’incirca del 75% più basse che nelle pazienti con una normale attività del CYP2D6. La somministrazione di forti inibitori del CYP2D6 riduce i livelli dell’endoxifene circolante in misura analoga. Raramente è stato osservato un aumento di volume di cisti ovariche in pazienti trattate con tamoxifene.

Per maggiori dettagli, leggere il foglietto illustrativo del medicinale a base di tamoxifene prescritto dal medico che si deve assumere. In una serie di test di mutagenesi in vitro e in vivo il tamoxifene non si è dimostrato mutageno. Tamoxifene è risultato genotossico in test di genotossicità in vitro e in vivo nel roditore. In studi a lungo termine con tamoxifene sono stati riportati tumori delle gonadi nel topo e tumori epatici nel ratto; non è stata stabilita la rilevanza clinica di queste osservazioni. Informazioni aggiuntive riguardanti la sua prescrizione sono riportate nel paragrafo 4.6.

Raramente è stato osservato un aumento di volume di cisti ovariche in pazienti trattate con Tamoxifene EG. Nelle donne in trattamento con Tamoxifene EG sono stati raramente osservati polipi della vagina. Le pazienti devono essere informate dei rischi potenziali per il feto qualora si instaurasse una gravidanza durante il trattamento con Tamoxifene EG o nei due mesi successivi all’interruzione della terapia. Sebbene non sia stata stabilita alcuna relazione causale con il farmaco, sono stati segnalati pochi casi di aborti spontanei, anomalie congenite e morti fetali in pazienti che avevano assunto Tamoxifene EG.

È importante discutere con il medico dei possibili effetti collaterali e di come gestirli, per fare una scelta informata sul trattamento. Il https://www.aiu.edu.sy/blog/descrizione-di-zptropin/ è un inibitore del recettore degli estrogeni ed è usato già da quarant’anni per la farmacoprevenzione (ossia la prevenzione con un farmaco) del tumore della mammella. Più precisamente, viene usato per impedire che il tumore si riformi nelle pazienti già curate (prevenzione secondaria) e per ridurre il rischio che il tumore si formi per la prima volta in donne che hanno una predisposizione ereditaria (prevenzione primaria). Molte donne che potrebbero trarre beneficio dal tamoxifene però non iniziano o interrompono la terapia a causa dei suoi effetti collaterali, come la comparsa di sintomi della menopausa e di vari disturbi ginecologici. È una delle terapie endocrine più comunemente utilizzate per il trattamento del cancro al seno ormono-sensibile.

Le pazienti sono state suddivise con metodo statistico in due gruppi, o “bracci”, rispettivamente trattati con basse dosi di tamoxifene o placebo per tre anni, e seguite per un periodo di follow-up di circa 5 anni. In particolare, questo medicinale viene utilizzato per bloccare l’azione degli estrogeni, ormoni femminili che alcuni tumori al seno “utilizzano” per crescere. Tamoxifene, che viene ulteriormente metabolizzato dal CYP2D6 dando origine ad un altro metabolita attivo, l’endoxifene.

Dose da assumere e durata del trattamento saranno stabilite dal medico in funzione del tipo di patologia da trattare; pertanto, si raccomanda di attenersi alle indicazioni date da questa figura sanitaria. Ad ogni modo, di seguito saranno riportate (con fine puramente illustrativo) le dosi solitamente impiegate in terapia. Alcune forme di carcinomi mammari hanno bisogno di estrogeni per riuscire a sopravvivere; non a caso, le cellule costituenti tali tumori possiedono sulla propria membrana dei recettori per gli estrogeni (ER).

Gli effetti collaterali più diffusi, oltre al senso di nausea, sono le vampate di calore e sudore, in particolare durante la notte. Non necessariamente gli effetti collaterali menzionati compariranno in tutti i pazienti che ricevono il tamoxifene. Va, inoltre, tenuto presente che gli effetti collaterali possono variare se il trattamento è effettuato, anziché con un solo preparato, con una combinazione di farmaci. Durante il trattamento con tamoxifene, inoltre, è importante effettuare regolari controlli dell’apparato genitale e, in particolare, del tessuto endometriale poiché il principio attivo può causarne l’alterazione (iperplasia, formazione di polipi, carcinoma). Durante il trattamento con tamoxifene non è ammessa l’assunzione di preparati ormonali, in particolare quelli contenenti estrogeni, perché è possibile una riduzione degli effetti di entrambi i farmaci. Nella ricostruzione microchirurgica ritardata del seno Tamoxifene EG può aumentare il rischio di complicanze della falda microvascolare.